venerdì 20 febbraio 2009

Prontacaccia

Ritenete un'opportunità l'utilizzo della selvaggina "prontacaccia" o un danno per il mondo venatorio ?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci sono moltissimi esempi in cui gli animali vengono allevati e poi "prelevati". Non capisco perchè nell'ambito venatorio non possa essere praticata un'attività, evidentemente economica, in cui sono coinvolte molte persona. Il problema di fondo, se mai, è l'utilizzo degli animali: Spara a quanti ne mangi!!! Questo dovrebbe essere un principio per tutti! I problemi nascono con il surplus. Dimmi tu che mi..chia se ne fanno quei pseudocacciatori che spoarano a 5-6-10 caprioli in un anno.... devono venderli, la caccia diventa un'attività paraprofessionale solo per alcuni. Diamo a più persone la possibilità di cacciare 1 capriolo e di gustarselo con la famiglia ed amici, la Caccia avrà più consenso!

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente daccordo con quanto dice l'anonimo, ce ne vorressero di cacciatori così!

Anonimo ha detto...

Il prontacaccia credo che abbia un importante funzione sociale nel contesto venatorio.
Prima di tutto contribuisce a diversificare la pressione, attraendo su di sè quella maggiore e allegerendo la caccia alle specie più nobili o migratorie.
Secondariamente permette a molte persone in età avanzata di poter ancora sognare la caccia.
Infine aiuta la formazione dei cacciatori neofiti e consente lo sviluppo della cinofilia.
Controindicazioni non ne vedo.

Anonimo ha detto...

Sinceramente io delle controindicazioni purtroppo le vedo. è vero quanto dite voi che permettono la diminuzione della pressione venatoria su determinate specie e permettono a chi ha una certa età di poter continuare a cacciare (ma ne avranno veramente bisogno??? non dobbiamo sottovalutare i "vecchi cacciatori").
provo a enunciare le controindicazioni:
1) introduzioni con scarso istinto naturale con una pessima variabilità genetica (rischi di impoverire la genetica delle specie autoctone) e bassissime probabilità di sopravvivere e riprodursi (ricordiamo spesso i gravi errori fatti nella pesca)
2) tanto cibo per predatori "nocivi" per cui non avviene una selezione naturale di questi. introducendo tanti fagiani pronta caccia si favorisce insomma la diffusione della volpe per esempio.
3) motivazione etica: è caccia uccidere un animale liberato il giorno prima o la mattina stessa?

Per cui una cosa migliore sarebbe tentare un miglioramento ambientale conivolgendo anche i contadini per rispettare i periodi delle cove, le siepi, i boschetti planiziali, fare immissioni mirate con ceppi selvatici (o allevati a stato semi brado) a fine stagione venatoria e favorirne la riproduzione con zone di rifugio. Una lotta seria ai nocivi tentando di mantenerne costante solo un numero massimo per territorio (con la possibilità di cacciare cornacchie, gazze e volpi anche al di fuori del calendario venatorio o alla preapertura)

La pronta caccia non deve essere la soluzione della stagione venatoria ma solo un'attività secondaria.

Claudio Furlanut ha detto...

Concordo in pieno con Luigi Vatta. Dico inoltre che noi cacciatori non potremo mai veramente rivendicare il ruolo di gestione ambientale che ci competerebbe finchè ci limiteremo a sprecare le nostre risorse economiche nel lancio di polli invece di indirizzarle verso il miglioramento ambientale. Sono sicuramente politiche onerose e che non danno un tornaconto immediato, ma pensate se venti anni fa si fosse incominciato e tutti i soldi spesi in fagiani o una buona parte di essi fosse stata usata per gestire territorio! Non è mai tardi per incominciare, soprattutto se incominciamo a guardare un po' più in là del nostro naso. Se davvero vogliamo che la politica, che decide, deleghi a noi la gestione di certe realtà dobbiamo acquisire quell'autorevolezza che ora ci manca e che può venire solo dalle nostre scelte.